28 mag 2009

Intervento del Segretario Generale Sicet, Guido Piran, al XVI Congresso Nazionale Cisl


Vi parliamo di casa

Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese ci sono troppe case senza persone e troppe persone senza casa.

In Italia ci sono 380.000 abitazioni costruite negli ultimi 3 anni, o attualmente in costruzione, che sono o resteranno vuote.

Coerentemente il governo fa un decreto per ingrandire le case grandi e poco abitate.

Vi parliamo di casa perché dall’ultimo congresso confederale ad oggi in Italia sono state richieste 444.706 esecuzioni di sfratto e 187.378 famiglie sono state sloggiate.

In Italia 2.700.000 famiglie sono in difficoltà abitativa e 1.000.000 di famiglie sono in grave emergenza alloggiativa.

Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese chi perde la casa prima ha già perso qualcos’altro: il lavoro, la salute, la famiglia……..

E, perdendo la casa perde altri diritti: come il diritto all’energia, all’acqua, all’informatica, alla privacy……

Vi parliamo di casa perché in Europa la prima ragione di esclusione sociale è la povertà abitativa.

E in Italia, da 10 anni non si stanziano risorse pubbliche per la politica abitativa.

Nel nostro Paese, dove c’è il lavoro non ci sono le case a prezzo compatibile con i redditi dei lavoratori, che per trovare lavoro devono lasciare la loro casa.

Vi parliamo di casa perché nel nostro Paese le famiglie che si separano non trovano case a prezzi accessibili, allo stesso modo non trovano case a prezzi sostenibili i giovani che la famiglia la vogliono costituire.

Vi parliamo di casa perché i lavoratori stranieri immigrati in Italia per avere il permesso di soggiorno devono avere una casa, e per avere una casa devono avere il permesso di soggiorno, quale per primo?

Il governo ha fatto il piano casa ponendo tra i destinatari gli immigrati stranieri, però fino a quando non avranno dieci anni di anzianità di residenza in Italia non ne potranno usufruire. E mentre non possono comprare o affittare una casa del Piano, per dieci anni non potranno nemmeno partecipare ai bandi del fondo sostegno all’affitto.

La maggioranza di Governo ha anche definito il reato di immigrazione clandestina. E manda in galera chi lucra affittando la casa ai clandestini.
Se un cittadino straniero perde il lavoro, o gli scade il permesso di soggiorno, il padrone o lo scaccia di casa o rischia l’arresto.

Vi parliamo di casa perché le città sono sempre più periferie infinite, lontane dal centro cittadino, dai servizi pubblici, dai centri decisionali.

E sono invivibili sia per gli anziani, sia per i bambini; sia per i giovani, sia per le famiglie.

Il Presidente del Consiglio dice che vuole fare le “new town” sull’esempio di Milano 2. Avete provato ad andare a Milano 2 con i mezzi pubblici? Qualcuno dovrebbe dire a Berlusconi che non tutti gli anziani come lui hanno la macchina con l’autista privato.

Vi parliamo volentieri di casa perché la piattaforma del SICET si incastona perfettamente nella relazione di Bonanni.

Le nostre richieste:
“La riforma della legge sulle locazioni private, riservando all’abitazione principale un unico regime contrattuale basato sugli accordi territoriali tra organizzazioni della proprietà e sindacati degli inquilini su tutto il territorio nazionale.
Questa forma contrattuale deve essere sostenuta da premialità fiscali a favore del proprietario e dell’inquilino.

La legge dovrà inoltre prevedere un dispositivo per la graduazione e programmazione locale della concessione della forza pubblica su tutti i provvedimenti di sfratto.

Aumento della dotazione annua del fondo di sostegno all’affitto fino a 500 milioni di euro.

Una legge quadro nazionale sul welfare abitativo che stabilisca l’esigibilità del diritto all’alloggio nei confronti della Pubblica Amministrazione da parte delle famiglie cui sono accertate le condizioni per l’accesso. Il diritto deve essere assicurato in condizioni di vivibilità ambientali e urbana ad un costo del pubblico servizio proporzionato ai mezzi del nucleo famigliare.
La legge quadro dovrà riferirsi ai livelli essenziali delle prestazioni in materia di welfare abitativo per promuovere e garantire la convergenza delle legislazioni regionali su criteri d’accesso e standard di servizio dell’offerta abitativa pubblica uniformi in tutto il territorio nazionale. I finanziamenti saranno definiti in relazione ai “fabbisogni standard” come previsto dalla riforma del federalismo fiscale.

Una legge urbanistica nazionale d’indirizzo in materia di governo del territorio, che regoli la politica dei servizi e dello sviluppo locale, salvaguardi la sostenibilità urbana egli usi pubblici del suolo, organizzi politiche integrate sulle periferie e le aree urbane in crisi e introduca modelli partecipativi di progettazione urbanistica”.


In conclusione:
vi abbiamo parlato di casa perché la crisi ha messo allo scoperto tematiche sociali che l’ubriacatura liberista degli ultimi 15 anni aveva tenuto nascosto. La povertà, la vulnerabilità sociale, l’esclusione, il razzismo, salgono agli onori delle cronache solo quando la Caritas presenta i suoi rapporti periodici. Il SICET ne è testimone quotidiano nella sua opera di sensore sociale, vivendo quotidianamente tra i quartieri delle periferie urbane in crisi.

I valori ricordati dal Segretario Generale a conclusione della relazione al Congresso sono gli stessi a cui si riferisce il SICET nella sua azione di tutela e di contrattazione dei miglioramenti delle condizioni di vita dei portatori dei bisogni abitativi.

Infine, proponiamo alla segreteria confederale che sarà votata sabato di ricorrere al giudice delle leggi per far annullare le norme xenofobe che impediscono ai cittadini e ai lavoratori stranieri extracomunitari l’accesso al welfare abitativo. Bonanni ha detto che il welfare deve essere universalmente disponibile, dimostriamo concretamente la nostra coerenza.

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